La premessa di questo corso è ancora una volta quella di svolgere degli incontri che non abbiano la pretesa di essere esaustivi e tantomeno accademici, ma il piacere di trovarsi tra persone interessate a scambiarsi opinioni su un tema elettivo come la passione per il genere giallo.
Mi auguro che anche questo secondo ciclo incontri il favore dei partecipanti così come soddisfacente è stata la mia prima esperienza con l’Associazione Saba.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Felice Galatioto

 

Il giallo italiano: secondo ciclo

 

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La fortunata serie televisiva tratta dai romanzi di Andrea Camilleri

 

Il genere poliziesco si è identificato, in Italia, con il termine giallo. Con questo sostantivo si allude soprattutto ad una vicenda poliziesca e a un genere letterario in cui la ricerca di uno o più assassini si sviluppa attraverso un intreccio complicato con sorprese e mutamenti di scenario. Il termine con questo significato è solo italiano e deriva dal colore di una fortunata collana editoriale. Mentre in altri paesi questo genere letterario assume definizioni diverse; in Francia distinguono la definizione di “roman policier o polar” e il “noir”, in Germania “Kriminalroman”, nelle aree di lingua inglese le distinzioni passano tra “detective story”, “crime story”, “spy story”, “mistery” ecc. Diciamo che il termine più onnicomprensivo con il quale si indica tutto l’ampio genere letterario è quello della “detective fiction”, dove è determinante il ruolo di uno o più investigatori che svolgono un’indagine su un crimine.
Quello che ci fa stare attaccati alla pagina quando si legge di un crimine non è solo la curiosità di scoprire il colpevole, o il modo per incastrarlo, e nemmeno una sorta di voyeurismo per il male e il delitto. Vogliamo andare avanti perché coinvolti nell’emozione del crimine, nelle sue motivazioni, anche quelle futili, nella sua follia. Chi ama la letteratura gialla ritiene che essa incarni l’essenza del romanzo, è una narrazione forte e complessa che non può non suscitare grandi emozioni.
E’ fatta di personaggi che sono portatori ciascuno di un destino particolare che però si intreccia a quello di molti altri. Parte da una singola storia ma ne racconta molte altre.
Contempla e rappresenta un sistema di rapporti fra reale e immaginario, fra il possibile e l’inverosimile, fra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
E’ da questa passione che nasce il corso sul giallo!
Oggi il giallo ha un suo spazio editoriale molto vasto, forse anche eccessivo, non c’è casa editrice che non abbia in catalogo una collana di gialli italiani o stranieri (autori spesso citati come il giallista numero uno nel proprio paese).
Un tempo, fino a qualche decennio fa, non è stato così; i gialli per anni sono stati confinati in edicola come letteratura di evasione estiva, da viaggio o da convalescenza.
(Scerbanenco, oggi definito uno dei padri del giallo italiano, per anni è stato considerato uno scrittore da edicola, e Fruttero e Lucentini, per non sminuirne il valore letterario, non venivano mai definiti giallisti)
Addirittura letture da cassare in un periodo in cui l’impegno politico e sociale aveva l’esclusiva su tutto il nostro tempo, guai a perdere tempo con la letteratura figurarsi con i gialli. Oggi si assiste al fenomeno inverso, il successo del genere ha fatto sì che case editrici, anche prestigiose, ristampano autori che erano già stati pubblicati e letti di nascosto o quasi, nei tanto bistrattati Gialli Mondadori.

Il 1° corso su Il giallo italiano tra letteratura, cinema e televisione, si è sviluppato in sei lezioni, analizzando, in una veloce carrellata, la storia del giallo italiano, dagli inizi fino ai nostri giorni.
Le modalità di approccio a questo tema, potevano essere le più varie, quella scelta ha privilegiato la figura dell’investigatore: figura centrale e insostituibile perché qualunque mistero richiede un’indagine. Se c’è un mistero ci deve essere pure un detective che lo deve risolvere. E’ lui che fa da intermediario tra il lettore e il mondo del crimine. E’ lui che ci guida con la sua morale attraverso le tenebre. E’ lui che scova gli indizi, che spalanca e ci spiega la mente malata dell’assassino e quando finalmente, alla fine del libro, trova il colpevole, è lui che ristabilisce la giustizia in terra.
Il termine “detective”(usato per la prima volta nel 1843) deriva dal latino de-tegere, che vale “scoperchiare”. Il primo detective è il diavolo Asmodeo, “principe dei demoni”, che scoperchiava i tetti delle case per poterci guardare dentro: “Asmodeo è il demone dell’osservazione” scrive Jules Janin, “colui che sbircia i luoghi privati”. “Il detective” , scrisse nel 1861 il detective scozzese Mc Levy, è un poliziotto che opera in abiti civili, una sentinella invisibile, un uomo autorizzato a ficcare il naso in casa d’altri. In sostanza il detective è l’eroe che in ogni momento avrebbe potuto rivelare il suo ghignante volto di voyeur: angelo o demonio?
Un libro giallo - disse Raymond Chandler nel 1949, - è una tragedia a lieto fine”. Un detective di carta ci mette subito di fronte a un delitto e poi alla fine, ci assolve da ogni complicità. Spazza via i sensi di colpa, l’incertezza, la presenza costante della morte.
Anche se, per onestà, bisogna ammettere che la vita reale non è sempre così meccanica, l’ordine delle cose è spesso scombussolato dal caso. Ma è pur vero che il giallo è la forma letteraria riconosciuta come la più adeguata a raccontare la realtà, e noi, attraverso il ruolo che ha avuto il detective italiano nel tempo, abbiamo cercato per quanto possibile, di leggere una parallela storia d’Italia.
Infatti grazie all’ausilio di brani di film e di sceneggiati televisivi, abbiamo ripercorso le modalità di rappresentazione di questa figura secondo una varietà di stili dovuti alla letteratura, al cinema e ancor di più alla televisione.
A differenza degli inglesi che hanno come caposaldo investigativo Sherlock Holmes, o i francesi che hanno Maigret, noi italiani, non abbiamo una vera e propria figura di riferimento, oggi le primarie le vincerebbe forse Montalbano, grazie soprattutto all’effetto mediatico della televisione.
Potremmo mai pensare a un Montalbano senza le fattezze di Zingaretti? Sarebbe un’operazione impossibile. Anche se a rimetterci è il nostro immaginario, la possibilità di crearsi un proprio personale eroe, ci affezioniamo all’immagine mediatica e la facciamo corrispondere a quella da noi creata durante la lettura dei testi.
Si dice che Chandler quando vide sullo schermo il suo primo romanzo, per la rabbia restò sbronzo per una settimana. Mentre Simenon disse che Cervi era proprio il Maigret che lui aveva immaginato.

Dopo la panoramica sulla storia del giallo italiano, guidati dalla figura dell’investigatore nelle sue varie tipologie, quest’anno analizzeremo, nel secondo corso sul giallo italiano, alcune significative tematiche come: il giallo e la storia; la geografia del giallo italiano; giallo donna; il giallo e l’impegno civile.